Joe and Joey

Un nuovo tipo di sigaretta, una nuova città-distretto dell’alimentare, un rivoluzionario veicolo particolarmente veloce e la squadra locale di calcio potenziata. Non siamo nel 1932 a Littoria, né negli anni 50 a Yekaterinburg, ma a Bologna, 2015.

Certo i tempi sono cambiati, siamo tutti più pratici e realisti, gli ideali sono sfioriti, in fondo ci siamo scoperti più di bocca buona. Sono i tempi globali.

Bologna ci farà fumare meglio, sarà il centro del cibo di qualità con una grande parco a tema e ci farà andare allo stadio per vedere la seria A TIM. E ultimo, ma non meno importante, ci farà avere un nuovo SUV: a Sant’Agata, il luogo del nuovo stabilimento, si produrrà Urus, che non è un bovino dei tempi di Asterix, ma un veicolo utilitario sportivo, cioè una jeep veloce con aria condizionata. Progetti e risultati che sono importanti investimenti per l’economia, che danno ossigeno all’occupazione, ma sanno anche di vecchi miti, intramontabili stereotipi per la facile euforia delle masse.

Dopo tante battaglie, gira e rigira, ci si trova sempre con i soliti orizzonti un po’ riverniciati, rincartati meglio, oltre ad essere privi del fascino di un tempo: la nuova sigaretta non è nemmeno una sigaretta, non brucia e non fa cenere (manderemo in soffitta uno dei più belli oggetti degli ultimi secoli, il portacenere), il cibo d’eccellenza per la prima volta viene spostato dal centro città o da un luogo comunque storico, ad un pratone in perifieria, sulla fine del calcio si è scritto a fiumi, basta solo guardare le figurine Panini degli ultimi anni coi calciatori truccati come i politici in tv. La cesura epocale che ha provocato il SUV, poi, è talmente devastante che è difficile dire qualsiasi cosa.

E’ il global che si mangia i tempi e i modi del local, perché in fondo, i veri globali siamo sempre stati noi, solo che ci abbiamo messo un po’ di tempo a scoprirlo, come il piacere di guidare un’auto col pianale rialzato perché l’avevamo sempre considerato una cosa eccessiva, un po’ troppo casual… un’americanata.

E sono proprio due americani i salvatori della patria, Joe and Joey, anche se i cognomi dicono altro e c’è di mezzo un grande caseificio di origine siciliane. Con l’impero di Joey Saputo che viene dai formaggi e FICO siamo passati dal tremontiano con la cultura non si mangia a si mangia senza la cultura.

Si dirà che è cultura d’impresa, cultura di motori, cultura della tavola, cultura del pallone, ma il vero soggetto è il prodotto glocal per un Expo permanente che ci ricorderà per sempre che gli umani sono ciò che mangiano.

Si dice, poi, che i due proprietari del Bologna, con quell’immagine un po’ da zio d’America, coi loro panciotti un po’ d’antan e i capelli alla brillantina, cercheranno anche di risollevare il salotto buono della città, il Teatro Comunale.

 

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