Il presente sempre inadeguato

Ho abitato in Via Guerrazzi per quasi trent’anni e il portico dei Servi è un’architettura familiare. Ricordo le strutture in pali di legno grezzo attorno alle colonnine esili, che sembravano puntelli di emergenza anche se rimanevano lì anni e che poi avrei rivisto nelle opere di Kounellis alla Salara nel 1995. E il portico immensamente largo dalla parte di Strada Maggiore, forse il più ampio della città. Ora su questo lato scorre una nuova balaustra in metallo, fatta per proteggere le esili colonne, e forse i ciclisti, dai bus e dalle auto. La vicenda di questa barriera-pista/non pista ciclabile ha avuto un cammino complicato fra regole, misure, vincoli e norme da rispettare. Questi telai di metallo bruno che s’illuminano all’interno di notte, appaiono come accessori minimali, discreti: la loro semplicità formale li affranca da qualsiasi relazione col portico e i suoi archi; è roba di altra epoca, altro materiale, altro disegno. Queste barriere sono state bollate negativamente come oltraggiose, sono state definite maniglie di valigia e brutti blocchi orizzontali che contrastano vistosamente con la verticalità del portico….
I termini usati fanno riferimento ad un pensiero e un punto di vista dove il presente, con le sue cose fatte oggi, è per sua natura sempre impresentabile, come se non fosse mai all’altezza, mentre le cose del passato sempre belle. Il termine le maniglia di valigia, usato come esempio di cosa quotidiana, moderna e quindi banale, oltre ad essere una grande invenzione-progetto (e uno dei punti chiave del design) è un vero e proprio simbolo col quale si potrebbe declinare la storia passata e il nostro presente. Dall’epoca di quelle cucite in pelle a quella del trolley, la maniglia di valigia ci accompagna inesorabilmente e sancisce la distanza fra il modo ricco da quello povero, il mondo delle vacanze da quello dell’emigrare per vivere e per mangiare. È questa l’epoca dei migranti senza valigie – e maniglie –, senza bagagli e senza cartoni (e senza lacci di spago). La maniglia di valigia è una complessa metafora sintomo di modernità e civiltà che semmai non può che arricchire di concetti e immagini una balaustra urbana. Il fatto poi che questa sia brutta e contrasti vistosamente con la verticalità del portico… denota un punto di vista quasi confessionale: se c’è un contesto del passato, un’architettura esistente, è per sua natura un canone da prendere come assoluto riferimento, come legge, come dogma. Nel caso del portico, la sua verticalità sarebbe l’unica chiave di lettura per qualsiasi intervento contemplato nelle vicinanze. Saremmo quindi solo capaci di avere un rapporto di sudditanza e riverenza con le forme precedenti. Questa fila di esili stanghettine di metallo grigio non fanno che aggiungere forse un senso di ordine e di pulizia al ritmo sghembo delle colonne dei portici tutti diversi in quel tratto di strada.