Arte oggi

Testo proposto alla redazione cultura di Repubblica (ed. Bologna) e non pubblicato.

Recentemente il MAMbo e la galleria De’Foscherari hanno aperto mostre su Cesare Pietroiusti e Mario Airò due artisti nati fra la metà degli anni 50 e gli inizi degli anni ‘60 che hanno sicuramente in comune una pratica distante da chi in qualche modo si riconosce facendo pittura e scultura. Al vernissage in via Castiglione nella storica galleria bolognese c’erano, insieme al suo pubblico classico – da Walter Guadagnini a Pier Giovanni Castagnoli – molti artisti fra cui Eva Marisaldi, Luca Vitone, Cuoghi e Corsello, Vedova Mazzei oltre a Gino Gianuizzi, l’animatore per trent’anni della famosa galleria Neon. La De’Foscherari è la galleria storica della città (prima con sede vicino a Galleria Cavour e poi di fianco a Piazza della Mercanzia) con un programma -così dice nel suo sito web- “svolto in due direzioni strettamente connesse: l’attenzione alla tradizione criticamente consolidata …e l’interesse per la ricerca e la sperimentazione”, termine quest’ultimo molto ampio: se lo pensiamo fra gli anni ‘80 e il 2000 è sicuramente molto distante da quello inteso dalla galleria Neon che è stata, come dice il suo fondatore in una recente intervista “..un’azione dadaista/ situazionista/ anarchica. Post ’77, post-punk…” sottolineando in modo ben diverso dall’idea di galleria d’arte “… quando abbiamo deciso di iniziare Neon non sapevamo davvero che cosa avremmo voluto fare; non avevamo risorse economiche…” E così fa un certo effetto vedere l’altra sera in via Castiglione, forse per la prima volta insieme , questi attori con passati così differenti e idee e operati tempo fa sicuramente inconciliabili fra loro. Considerando poi che artisti come Luca Vitone ed Eva Marisaldi, i primi che hanno animato agli inizi Neon, hanno esposto recentemente alla De’Foscherari, si conferma la tendenza, anche per la neo-avanguardia, a posizionarsi in ambienti più solidi.

Piero Manai a Bologna

Nell’aprire la nuova stagione dell’arte bolognese le gallerie d’arte contemporanea P420 e CAR DRDE esporranno delle opere di Piero Manai artista locale morto nemmeno quarantenne nel 1988, l’anno delle medaglie di Alberto Tomba a Calgary. Dopo le mostre da Forni (1974), allo Studio G7 (1976, 1978, 1999), alla San Luca (1993) alla De’ Foscherari (1981, 1983, 1989, 1994, 2000 e 2010) e alla Otto Gallery (2000) oltre che alla GAM nel 1985 e 2004 e a Palazzo Pepoli nel 1988, le due gallerie di nuova generazione riprovano a lanciare sul mercato uno degli artisti più straordinari ed enigmatici degli ultimi decenni (è così che si legge da qualche notizia in rete insieme alla confortante affermazione di Umberto Eco “Manai, dopo Giorgio Morandi, stava continuando il discorso della grande pittura bolognese”, confermando così che l’arte a Bologna è pre o post Morandi e gli artisti continuano o meno la sua pittura). Questa nuova operazione si inserisce sicuramente in un tendenza degli ultimi anni a riscoprire artisti che non hanno avuto il successo che avrebbero meritato, anche se sicuramente c’è qualcosa di più: dopo quattrodici mostre personali in quasi cinquant’anni in cinque gallerie e due musei della città, se due recenti realtà commerciali ci riprovano forse vorrà dire che fino adesso l’artista bolognese non è stato presentato con la giusta immagine e che nell’epoca dell’arte globalizzata Manai non si è ancora affacciato. Ricordo nel 2000 che un critico romano davanti ad una sua opera disse: com’è datato! Sarà interessante capire se questo ipotizzato ritardo sia un peso o una caratteristica positiva. Del resto è una bella presentazione che crea valore all’opera e le due gallerie nel nuovo distretto della Manifattura delle Arti sapranno sicuramente fare emergere quelle qualità di Piero Manai che sono state, probabilmente per troppo tempo, nell’ombra.