La Cina è lontana

Historical Materialism di Li Songsong al MAMbo è una mostra di un artista internazionale e multiculturale, come sono oramai tutti gli artisti contemporanei internazionali. Il titolo, così desueto, è intrigante e i quadri mostrano soggetti per la maggioranza cinesi. Questa cinesità (o cineseria?) crea una situazione non semplice che da tempo abbiamo con questo paese: l’esotismo.

Nonostante sembri vicina, la Cina rimane molto lontana.

I temi dei dipinti sono moderni, da copertina del Time, eventi e immagini da sussidiario della Storia che conta, fra Storia Mondiale e Storia Cinese, quasi fosse la stessa cosa.

Fra mille sfumature di verde – che non è quello dell’ecologia – per lo più sbiadito e grigi burocrati – forse il vero colore della Cina moderna – si nota la mancanza del rosso vivo, quello delle lanterne, delle sete lucenti e dei pesci delle vasche, insomma quello che fa più Cina. I quadri sono a pezzi, piastre vicine e accavallate, composizioni di parti che formano o tentano di formare un insieme, che forse non c’è o non ci può essere.

Ci sono aerei militari color piombo aereonautico, c’è il Congresso, c’è Lenin, non c’è Mao ma è come se ci fosse; sembra ci sia ancora la Guerra Fredda.

Li Songsong è cinese o è un cinese occidentalizzato?

Nel suo sito web compaiono due testi scritti da Ai Weiwei, per noi il cinese più famoso, ma per i cinesi l’artista meno cinese.

Come il titolo della mostra, i soggetti dei quadri parrebbero ineluttabili, noiosamente eterni e poco personali come del resto vuole tutto l’Oriente, ma la scomposizione delle immagini, che ne fanno un punto di vista peculiare – e un po’ da Cinegiornale –

dimostrano il suo lato contemporaneo. L’indagine sulle immagini della Storia popolare recente della Cina filtrati da ritagli di diversi pallori ne fanno un artista Occidentale che viene dalla Cina e forse la usa – ma non può fare altro –, perché sa che a noi piace. Quello che ci appaga è l’andare attorno a delle immagini-cartolina di un mondo che noi teniamo da qualche parte nella zona del remoto e dell’incomprensibile, unito a qualche linea di nostalgia di un tempo che là un po’ ancora c’è e qui non più.

Un quadro al MAMbo si chiama Shangri-là, celeberrimo finto eden, un luogo che non c’è, di provenienza occidentale, un nostro punto di vista immaginario su (un’idea) di Cina e che è diventato un nome cinese.

Li Songsong è a un drammatico bivio: è cinese, ma non vuole esserlo e al tempo stesso non può non esserlo.

Ma per noi, tutto questo, si chiama ancora esotismo.

 

Autore: flaviofavelli

Flavio Favelli è un artista visivo. Collabora con Repubblica (ed. Bologna), Doppiozero e Antinomie.

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