La figura facile

Nell’infinita offerta di tipologie, tecniche e immagini proposte oggi dall’arte, forse quella che da tempo mostra segni di stanchezza è la scultura figurativa. Vuoi perchè la carcassa a tempo che ci portiamo addosso pone delle questioni spinose (insomma basta e avanza) o forse perchè la rappresentazione del corpo – in tempo di fresche carneficine – è ancora un grosso problema, ma proporre oggi una statua con riferimenti umani è credo una pesante leggerezza.

Alla fine, a differenza delle cose e dei paesaggi, noi siamo sempre noi e la figura umana si porta dietro un tale bagaglio, ribadito da infiniti pantehon di immagini, che sarebbe il caso di lasciare perdere. Dopo qualche millennio di altissima statuaria, dopo l’esercito di monumenti celebrativi con la varianti equestri e un intero popolo di figure in marmo e bronzo che abita i cimiteri, c’è ancora qualcosa da dire?

Due lampi, forse, chiudono definitivamente il conto: le opere recenti di Marc Quinn che rappresentano persone con gravi malformazioni o arti mancanti e le immagini delle statue a testa in giù dei tanti regimi caduti.

Tuttavia la scultura è ancora viva e popolare e in città gli esempi sono molteplici: dall’autorevole Nettuno fino al recente San Petronio sotto le Torri, dal gruppo del Compianto all’esile bronzo della figura di Lucio Dalla, dal marmo del Galvani al tuffo del goleador Ezio Pascutti nella rotonda Bernardini.

Delle tre maggiori fiere d’arte contemporanea in Italia, Bologna è la più nazional-popolare, e più di Milano e Torino, espone scultura figurativa.

Passato l’interesse per i soggetti cinesi, rimangono le proposte con temi ellenistici e ispirazioni classiche, schiere di ominidi implosi, cristi di ogni passione, cavalieri troppo esistenti, salme spirituali, marmi antropomorfi, bronzi rodin-izzanti, prigioni in meditazione e manichini disumani.

In questi giorni, giusto aldilà della Futa, si è svolto l’incontro ufficiale fra Matteo Renzi e Angela Merkel celebrato proprio sotto la statua della statue: il David di Michelangelo.

Il Premier, l’uomo del voltare pagina, si è affidato alla scultura classica nella città museo di Firenze – che vorrebbe capitale – per rappresentare il Paese.

Il David ha più di cinque secoli e, come tutte le cose antiche, ha allarmanti segni di logoramento. In particolare, l’opera, è di un marmo di non grande qualità, è fragile nella base, soprattutto nelle caviglie e la posizione del corpo inclinato, con vecchie lesioni e nuove fessurazioni, crea trazioni che ne minano la stabilità.

Autore: flaviofavelli

Flavio Favelli è un artista visivo. Collabora con Repubblica (ed. Bologna), Doppiozero e Antinomie.

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